giovedì 23 maggio 2013

Una vetrina sul mondo

Il commercio è alla base di qualsiasi economia mondiale. L'offerta di merci in cambio di altre merci o di un corrispettivo in denaro che permetta di acquistarne è qualcosa di così comune che ormai viene ascritta agli altri tipi di relazioni umane.
I commercianti si sono successivamente rivolti all'estetica per attirare un numero crescente di clienti perché, si sa, il bello richiama l'attenzione dell'occhio. E' così che oggi non esiste negozio degno di questo nome che non esibisca scaffali/teche/mensole/appendini ordinati secondo criteri precisi e ben studiati (pare che sia nata una nuova professione che se ne occupa) e, in particolare, che non curi la presentazione più immediata di tutte, quella che consente ai passanti di decidere se approfondire o meno entrando all'interno dello stabilimento e valutarne più attentamente l'offerta: la vetrina.

Perché tutto questo excursus dal nulla?

Semplicemente mi è stato fatto notare che le chat presentano una conformazione molto simile: ciascuno dei profili è come una vetrina, può sembrare più o meno attraente a seconda dei soggettivissimi gusti di ciascuno. Per ovvie ragioni, l'unica chat che mi capita di frequentare è quella dedicata esclusivamente agli omosessuali. Alcuni potrebbero percepirla come l'ennesimo caso di "ghettizzazione", e non avrebbero tutti i torti probabilmente, eppure al momento si tratta di una delle pochissime alternative esistenti per poter conoscere altri membri di questa "minoranza" senza dover temere rappresaglie, discriminazioni o violenze.
Ed è così tremendamente triste, per quanto reale, che un'occasione per poter parlare con persone che condividono i nostri stessi stati d'animo ed emozioni quotidiane si riduca ad una conferma della promiscuità della quale la categoria è accusata dai bigotti retrogradi ed ignoranti, nonché portatori d'odio. Ormai è diventata così talmente parte del quotidiano che lascia indifferenti.

Facciamo un distinguo, comunque: qua non si critica la semplice ottica della vita all'Hakuna Matata nella quale ci si ritiene sempre troppo giovani per intraprendere relazioni che impegnino la mente e che sono più difficoltose da sviluppare, quando invece ci si può avventurare in rapporti molto più effimeri che rilassano il corpo e che, pur essendo di breve durata, infondono un sentimento di soddisfazione immediato. Quello che si denuncia è l'apparentemente automatica trasfigurazione da esseri umani educati a selvaggi che smarriscono le basilari conoscenze dell'interazione umana per ottimizzare la ricerca della preda con la carne più fresca disponibile. Dal mio punto di vista non ritengo sia particolarmente difficile mantenere il cervello in funzione anche in queste occasioni e ritengo che un neurone decida di commettere un suicidio ogniqualvolta uno di questi casi si verifica. La domanda è: ma tutto ciò non lascia negli altri un senso di vuoto e pochezza?

Casomai ognuno di noi dovesse essere paragonato ad una tipologia di merce esposta, prego solo di non essere un detergente sturalavandini.