domenica 27 gennaio 2013

Storia e Memoria

27 gennaio.
Giornata della Memoria delle vittime dell'Olocausto.

Una data che, da bambino e adolescente ha sempre rappresentato l'avvenimento storico che è stato capace di segnarmi e toccarmi nel profondo, più di qualunque altro. Lo sterminio di più di 6 milioni di individui nel corso di circa 5 anni appena con metodi barbari e disumani testimoniati da prove innegabili e schiaccianti; eppure, vi è ancora qualcuno con il coraggio di negare.
La storia insegna, non bisogna ignorarla quando ci lancia i suoi costanti avvertimenti mentre l'uomo rischia di ricadere negli stessi errori già commessi a causa della sua stupidità, dell'ignoranza, della follia, del suo egoismo e del suo mettere gli interessi davanti a tutto il resto.

Nonostante ciò, sappiamo bene, noi comuni mortali, di essere privi del senso della misura e della razionalità, sconfinando spesso e volentieri nei due estremi opposti perché la via più facile è comoda è quella del "fare di tutta l'erba un fascio" o creare un enorme spartiacque tra ciò che è totalmente positivo o totalmente negativo.
Per quanto per me sia difficoltoso attribuire aggettivi come "valido" a una figura emblematica come Adolf Hitler, ritengo che nella vita sia necessaria una certa abilità di astrazione; per questo motivo non condivido le idee chi spara a zero su individui che condannano fermamente l'Olocausto e, contemporaneamente, affermano che il suddetto abbia dimostrato notevoli capacità militare. I poveri incauti che non prestano attenzione a non esprimere le loro idee davanti a coloro che si spacciano per difensori assoluti, con le loro scintillanti spade tratte, della democrazia, mentre in realtà hanno lo stesso automatismo di un animale affamato davanti a una ciotola di cibo nell'attribuire aggettivi estremisti quali "fascista" o "comunista" al malcapitato.

La stessa categoria di personaggi, di dubbi gusto, apertura mentale e razionalità, costituisce la fazione più accanita, lo schieramento più compatto di quei moralisti che compiangono le vittime della tragedia per la bellezza di 5 minuti consecutivi: il tempo necessario per redigere un (per loro) epico stato su Facebook o Tweet degno dell'approvazione di almeno quattro o cinque seguaci appartenenti alla stessa categoria, per poi passare ad insultare lo zingaro, l'omosessuale o il rumeno di turno non appena l'atmosfera struggente smette di fare effetto su di loro. Sullo sfondo, la forza inarrestabile dell'incoerenza più palese.

Si elogia tanto la capacità di utilizzare la propria testa in modo autonomo per pensare, ma quando qualcuno si dimostra incline ad uscire dal coro, viene esiliato e stigmatizzato senza nessuna pietà.
E allora, perché si critica tanto chi la democrazia e la pluralità le aveva bandite?
Forse la storia non insegna, oppure grida ma non viene considerata.

sabato 19 gennaio 2013

Bimbominchiaggine

When I see stars, when I see, when I see stars that's all they are, when I hear songs they sound like a swan.

Il tanto temuto inizio della sessione d'esami invernale è arrivato. Non riverserò su questo spazio le mie ansie fantasma e il mio vittimismo inesistente, poiché obiettivamente non devo sostenerne nessuno di una difficoltà particolarmente elevata o che richiedano la memorizzazione di una mole considerevole di materiale, è semplicemente l'idea del doversi sottoporre a una prova, ancora una volta.
Treviso con il suo sconforto costituiscono il sottofondo perfetto per una vita noiosa e monotona come quella che vivo attualmente, o in realtà ne è la causa.
Nei giorni di pioggia e vento, uscire per fare commissioni non è bello quanto potrebbe esserlo a Parigi. Nello sconforto di un ombrello rotto da un soffio troppo forte e degli schizzi presi da una macchina in corsa su una pozzanghera sono sempre seguiti da uno sbuffare di breve durata.
E' un esercizio d'autocontrollo, il trattenersi dal non uscire fuori di testa e mantenere i propri obiettivi fissi davanti a sé anche quando non c'è nient'altro in grado di motivare e dare una spinta un po' più forte per andare avanti. Tutto dipende da quanto forte si riescono a stringere i pugni e serrare le mascelle quando qualcosa non va.
Se anche internet mi abbandona, cosa non infrequente in questi giorni, la solitudine si fa più pesante e non mi resta che trascorrere a tormentarmi le mani, con un tic nervoso all'occhio destro e battendo ritmicamente la testa al muro aspettando il sopraggiungere del trauma cranico o di uno svenimento che possa tenermi occupato almeno il pomeriggio.
Gli amici pare abbiano deciso di seguire l'esempio di tanti animali e votare all'unanimità per l'opzione "letargia". Non si parla quasi più di uscire, né durante né alla fine della settimana, ormai la facoltà è l'unico collante. Nel frattempo so che i miei amici lontani stanno insieme, si riuniscono, si divertono, vivono pacificamente. Io li invidio tanto e sento la loro mancanza, ma ancora una volta non resta niente da fare se non attendere giorni migliori.
Gastronerie a parte, è il futuro la posta in gioco; le alternative sono poche e sconvenienti e portano tutte a conclusioni delle quali so in partenza che mi pentirei.
Testa alta, pugni chiusi, denti stretti e un passo alla volta: la bimbominchiaggine è sempre in agguato anche quando si crede di aver raggiunto un livello di maturità tale da esserne esenti.

martedì 8 gennaio 2013

Duemilacredici

La profezia dei Maya si è rivelata un'enorme bufala. Maledizione per alcuni, sollievo non realmente sentito per altri. Un ipotetico dio o chi per lui avrebbe potuto cogliere la palla al balzo per liberarsi di quelle persone che occupano il pianeta solo perché c'è posto, invece si è dimostrato inconcludente e apatico come sempre.
Che vogliamo farci? La vita continua, con o senza il nostro appoggio, il sole continua a sorgere, fuggendo poi alla luna che lo cerca senza mai trovarlo e poi, dopo un certo tot di ore, si stanca di aspettarlo e torna a dormire, lasciandogli campo libero.

Personificazioni alienanti e vaneggi post-vacanze a parte, non sono ancora entrato nell'ottica del nuovo anno o, che nel mio caso è un sinonimo decisamente più appropriato, della sessione d'esami invernali.
Dopo 20 giorni esatti spartiti tra mangiate, rimpatriate e visite ai familiari di ogni grado e ramo dell'albero genealogico ci si sente piacevolmente satolli e assonnati, come dopo un lungo, copioso e squisito pasto -tanto per restare in tema cibo, come se non ne avessi visto abbastanza durante le vacanze. Potrete dunque immaginare, miei evanescenti lettori, che abbia fatto poco e niente di universitario, diciamo giusto un minimo: quanto l'energia dei miei sensi di colpa mi consentiva, il che non superava mai i 40 minuti consecutivi.

Tralasciando la mia carriera universitaria, di cui i miei genitori sono i fan numero uno poiché il suo successo è inversamente proporzionale al tempo richiesto per la mia indipendenza economica -e come biasimarli, ahimè!-, parliamo dei nuovi 365 giorni appena cominciati. In realtà sono 358 adesso, ma non volevo essere pignolo.
Il duemilaecredici ...ehm! ...tredici, è iniziato nel modo più banale concepibile dalla mente umana: il mio consueto Capodanno a Cagliari dai miei amati ed estremamente distanti amici che sono sempre un'iniezione di vita (Luv ya) e che mi assicurano un principio con il piede giusto e il sorriso sulle labbra, mi riforniscono di pettegolezzi e mi danno lo spunto per cercarne di nuovi da condividere con loro.
Non ho formulato buoni propositi stavolta, o perlomeno non di diversi dai soliti: una bella limatina graduale, non troppo severa, ai miei difetti, mantenere strette le persone degne, avvicinare quelle che tali si dimostrano, allontanare chi non merita o chi, bando all'ipocrisia, non è oggetto della mia attenzione. Oh, già, e laurearmi, cosa gradita e sulla quale non mi permetterei mai di sputare sopra: coinciderebbe con il mio addio all'odiata Treviso, non riesco a pensare a niente di più esaltante!

Le priorità sono ben definite, le cose iniziate verranno, se tutto va bene, concluse, la coerenza e la razionalità saranno le mie guide irrinunciabili per raggiungere il traguardo del non sentirmi particolarmente idiota alla fine dei tempi.
L'abbandono di questo blog è da dichiararsi "persona non grata" in queste terre, come potrei altrimenti informare sulle mie mirabolanti (dis)avventure? Non scherziamo.