martedì 27 novembre 2012

Nuvole a pecorelle, pioggia a catinelle

Io ODIO la pioggia.

Va bene, non rientra nel mio stile un incipit così secco, però penso sia una reazione comprensibile e condivisibile dopo aver consultato le previsioni del tempo su internet e dopo aver dovuto raccogliere le mascelle da terra.
Mettiamo immediatamente le cose in chiaro: tutte quelle fesserie smielate e diabetiche su quanto siano romantiche le gocce, che cadono dal cielo come lacrime ecc. ecc., le lascio volentieri agli innamorati; io non faccio parte della categoria e per me restano semplice acqua sporca, gelata e fastidiosa che, puntualmente, rovina qualsiasi piano si abbia per quel giorno o che, sebbene non stia disturbando particolarmente in quel preciso momento, si fa più intensa o comincia a cadere nell'esatto momento in cui percepisce la mia presenza al di fuori delle mura domestiche. La classica "Nuvola di Fantozzi" non è più così astratta quando si parla di me. Posso tollerare le precipitazioni piovose se, e solo se, so in anticipo che non metterò un piede fuori e mi ritroverò, per un motivo o per l'altro, rinchiuso e senza che sia possibile il sorgere di un'emergenza che preveda un'indesiderata -e alquanto bagnata- boccata d'aria. Preciso: "tol-le-ra-re", non "farmi piacere", poiché l'odio che provo nei confronti del maltempo è talmente grande che, anche se non mi tange, le cose positive che la pioggia porta con sé sono incapaci di compensarlo; il risultato è, dunque, una sprezzante indifferenza.


Donne -o gay particolarmente femminili e maniaci delle proprie pettinature, che dir si voglia-, non odiate forse la pioggia per il malsano effetto che ha sulle vostre acconciature sulle quali avete buttato ore ed ore della vostra preziosa vita?
Individui senza ombrello e/o mezzo di trasporto disponibile per recarsi dovunque dobbiate andare, non inorridite alla sola idea di dovervi infradiciare completamente per raggiungere la vostra meta?
Persone tristi e sconsolate, il clima piovoso non influisce forse negativamente sul vostro umore portandolo ancora più sotto le scarpe, costringendolo, magari, a scavare?
Allora qui le cose sono due: o gli amanti delle precipitazioni sono più rari degli unicorni sotto la dittatura hitleriana, o viviamo in un mondo d'incoerenza dilagante.

Come se non bastasse, per quanto io possa sentirmi solidale e di compagnia nei confronti di chi, cinico come me, prova un disprezzo incontenibile per la punizione inflitta dai cirri, cirrocumuli, cumulonembi e compagnia bella (non so neanche quali, tra essi, si incarichi dell'ingrato compito), perdo spesso e volentieri tutta l'empatia di cui mammà mi ha dotato e mi sorprendo a smadonnare davanti a stati su Facebook o Tweet di persone che, evidentemente, ritengono opportuno descrivere le condizioni meteorologiche a chi, poveretto, ha la sfortuna di abitare in dimore prive di finestre. Bitch, please!

Dopo giorni e giorni di odiosi scrosci d'acqua, finalmente, il sole. Dopotutto, come dicevano ne "Il Corvo":


mercoledì 21 novembre 2012

Www.dipendenz@deleteria.com

La tecnologia è una delle più grandi innovazioni che, da sempre, caratterizzano l'umanità. Grazie ad essa qualsiasi azione diventa più veloce, ciò che è difficile diventa incredibilmente facile e le persone lontane diventano incredibilmente vicine. Nel retroscena di ogni gesto quotidiano che compiamo noi in prima persona, e che sembra così facile, c'è in realtà tutto un mondo sorprendentemente complicato che è meglio delegare agli specialisti del settore. L'apparecchio tecnologico è, infatti, di utilità limitata se preso in considerazione singolarmente, basti pensare ad un computer senza connessione ad internet che, nonostante ci dia la possibilità di compiere un discreto numero di azioni, non dà il lasciapassare necessario a mille altre che invece, il mondo del web consentirebbe.

Internet è diventato qualcosa di pressoché indispensabile alla vita di tutti i giorni, la necessità di poter navigare online è, inoltre, inversamente proporzionale all'età anagrafica. Il mondo della carta scompare lentamente: la deforestazione è fuori moda ormai, fa chic risparmiare la vita degli alberi per potersi arrogare il titolo di "Ambientalista del minuto" preferendo un file di Word piuttosto che dieci pagine pinzate di protocolli timbrati.
All'università, per comodità di entrambe le parti -professori e docenti- qualsiasi comunicazione e, anche se a ritmo più lento, i testi e le dispense si convertono in formato ebook, con conseguente risparmio di tempo e denaro. Da sviscerare è, invece, la questione burocrazia che,  nonostante venga notevolmente snellita ed agevolata dalla comunicazione informatica, resta una delle inevitabili piaghe della nazione italiana.

Entrando nel frivolo e superficiale, internet si trasforma nel peggior nemico della televisione che, pian piano diventa un semplice soprammobile da accendere durante frazioni sempre più ristrette della giornata. Ciò avviene vista la crescente quantità di materiali e funzioni che un tempo erano di proprietà di altri strumenti elettronici, mentre adesso vengono condivisi dal maligno oggetto squadrato, fisso o portatile che sia, al quale i dispositivi a lui imparentati guardano con crescente invidia. In questo caso è semplicissimo menzionare semplicemente la possibilità di assistere ai programmi delle emittenti televisive nei loro omologhi canali online: mai comodità fu più condivisa!

Sembra il paradiso, giusto? Effettivamente lo è, parola del sottoscritto, nonché uno dei maggiori webdipendenti sulla faccia del pianeta. Nessuna medaglia, però, è mai stata forgiata solo con una faccia, dunque all'altro lato del paradiso, può esserci, almeno per la parte del mondo che ancora oggi si considera relativamente ricca, il peggiore degli inferni. La seguente immagine ha lo scopo di esplicare ciò a cui mi riferisco:


Cosa succede quando manca la connessione? Non ho la pretesa di generalizzare anche in questo senso: lungi da me! Le reazioni sono così molteplici e variegate che un blog intero non sarebbe sufficiente per enumerarle tutte. Mi limiterò, dunque, a descrivere il mio personale riflesso condizionato alla perdita della possibilità di avere accesso al web o, come sarebbe altrettanto corretto dire, di restare in contatto con il resto del mondo.
Non esiste quasi niente, che implichi la tecnologia, che io non faccia tramite la rete, a cominciare da tutto ciò che concerne l'università: libretto elettronico, comunicazioni dei docenti, slide e dispense, iscrizioni agli esami, email per ulteriori informazioni ecc. Nessuno studente universitario può prescindere dal computer almeno in minima parte.
E' ancora più difficile farne a meno per coloro che, insieme al pane quotidiano, si nutrono di lingue straniere; esclusa l'opzione "estero", internet è l'unico o, comunque, migliore strumento per fare pratica e tenerle vive ogni giorno, cosa indispensabile in caso si sia interessati al raggiungimento di livelli molto alti.
Gran parte dei miei amici vive a vari chilometri di distanza da me, i miei genitori, anche. Chiamatemi sentimentale, ma considero essenziale mantenermi in contatto con loro, se non tutti i giorni, almeno svariate volte durante il corso della settimana. Un tempo le offerte delle compagnie di telefonia mobile elargivano generose concessioni ai loro fedeli clienti in cambio di somme esigue in denaro; oggi, non funziona più così o, comunque, tutto questo non basta più. Ecco che internet, sempre e comunque, tramite Skype, Windows Live Messenger, Facebook, Twitter, Whatsapp (nel caso dei cellulari) e compagnia cantante, offrono soluzioni alla portata di tutti e piuttosto efficienti.
Da un po' di tempo a questa parte, inoltre, sento l'impellente necessità di tenermi informato ed avere almeno una vaga idea di ciò che succede intorno a me; ancora una volta è il web a venire in mio soccorso, dandomi la possibilità di consultare i quotidiani e guardare i telegiornali su quella fantastica invenzione che è internet.

Fino a qui non ho detto niente di nuovo, mi sono semplicemente limitato ad elencare i motivi per i quali, per me, una connessione è così fondamentale. Era però indispensabile per far capire ai miei inesistenti lettori perché l'effetto della sua assenza sia, in me, così devastante.

Inizia la fase nervosismo, della durata, generalmente, di pochi secondi e legata al mancato caricamento delle pagine web come campanello d'allarme che precede l'arrivo dell'imminente catastrofe.
Ad essa, segue sempre una prima forma di disperazione, caratterizzata da braccia che perdono stabilità e tendono a penzolare nel vuoto accanto alla sedia con i movimenti scanditi da sbuffi e sospiri seccati.
La seconda forma di disperazione, anche detta "disperazione vera e propria, inizia ad essere più pesantuccia: divento incapace di stare seduto ed inizio nervosamente a gironzolare per le stanze della casa, pregando inconsciamente e stando bene attento ad evitare di imprecare ad alta voce per non farla arrabbiare, convincerla di aver ricevuto la giusta punizione e spingerla a tornare quanto prima.
Il caos sopraggiunge quando tutto sembra perduto: la connessione ad internet non accenna a voler tornare e la disperazione ha raggiunto il suo apice. Inizio a considerare le opzioni più disparate: tra queste vi è quella di andare a piangere dai vicini pregandoli di fornirmi la password della loro wireless, valutare le offerte migliori per le chiavette, trasferirsi a tempo pieno in una wifi zone, sbattere ripetutamente la testa al muro per fare pietà a Dio, Buddha, Allah, Jahvè, Shiva, Zeus e Rah insieme, affacciarmi alla finestra e gridare come un ossesso: "Torna a casa Lassie".

Dopo un lasso di tempo variabile, che io ritengo TROPPO LUNGO perché incapace di definirlo altrimenti, ella ricompare, discretamente e silenziosamente, quasi senza farsi notare. Ed è così che torna la calma dopo la tempesta e la vita torna al suo ritmo di sempre, asciugo le lacrime e vado avanti, fiero di me, poiché sono uscito ancora una volta indenne da un'astinenza deleteria.
No, non preoccupatevi, non sono così dipendente come sembro, lo sono ancora di più.


sabato 17 novembre 2012

Belt it out!

Stai per uscire di casa, hai preso le chiavi, il cellulare, il portafogli contenente parte dei documenti, i fazzoletti che, in questi giorni di raffreddore, consumi in quantità industriali, indossi la giacca, la sciarpa leggera -non fa ancora freddo- ed esci. Hai fatto in tempo a chiudere la porta a chiave -si sa, alla sorte piace ironizzare- e ti sei accorto che qualcosa manca, le orecchie sopportano troppo poco peso perché sia normale. E' in quel momento che ti schiaffi una sberla in fronte -altrimenti non ci si sente abbastanza protagonisti di un film-, dai le due-tre mandate al contrario sbuffando e ti fiondi alla ricerca del tuo bambino, il lettore mp3/iPod/walkman/lettore cd dimenticato, assicurando le cuffie alle orecchie così saldamente e con tanta solerzia che se avessi impiegato Saratoga ilsiliconesigillante non si sarebbe notata la differenza.
Riesci ad uscire, finalmente, all'aria aperta: per un tempo variabile dai 3 ai 75 secondi sei totalmente isolato dal resto del mondo mentre scegli la canzone più appropriata secondo diversi parametri che concorrono tra loro nella ricerca del brano che calzi a pennello la situazione attuale; alcuni di questi sono: l'umore, lo stato d'animo, il gusto personale, la velocità della camminata e il grado di sfida con cui caricare lo sguardo che ci si sente in dovere di lanciare ai passanti.


Dopo duri momenti di lotta interiore in grado di sfiancare anche gli animi più provati, decidi di abbandonare la pigrizia di un ozioso pomeriggio e pulire quello schifo che continui a chiamare, impropriamente, appartamento. Se camminassi per casa con un paio di trampoli, questi sarebbero probabilmente inghiottiti dai metri di polvere depositatisi dappertutto. Non ti entusiasma l'idea di pulire in un'atmosfera silenziosa: ti intimorisce e non vuoi saltare al primo rumore. Come puoi privarti della colonna sonora giusta che ti dia la carica e lo spirito per tirar fuori la massaia che c'è in te? Prendiamo esempio da uno dei più grandi artisti della storia: Freddie Mercury; non era forse lui che, nel videoclip di "I Want To Break Free" impersonava una bella massaia, con tanto di baffoni, intenta a pulire la casa e, contemporaneamente, a dare fiato ai polmoni? E allora, immaginiamoci anche noi tante belle massaie più o meno mascoline, con o senza baffoni, e sculettiamo allegramente per casa, alzando la gambetta a guisa d'arabesque mentre spolveriamo la mensola più alta della libreria! Personalmente, se ho le mie canzoni preferite ad accompagnarmi, trovo divertente e stimolante sfregare il water!


Prima di andare a dormire, dopo un litigio, una bella notizia, una rottura, un film, al risveglio, in preparazione ad una serata movimentata, o ad una tranquilla, è sempre l'ora dei Sofficini... no, di una playlist di brani scelti a pennello per l'occasione che creino quell'effetto che io ho battezzato "P!nk", ossia che funzionino come carburante in caso di buonumore, o come antidoto alla disperazione nera. Le pene dei vicini che devono avere a che fare con i miei acuti, spaventosamente simili al rumore delle unghie sfregate contro una lavagna, sono dettagli di estremamente poca importanza.

martedì 13 novembre 2012

Getting older



Uno in più si aggiunge al conteggio. Lo scorrere del tempo si fa sempre più rapido alla percezione, che sia un sintomo di maturità e saggezza? Per quanto io apprezzi questa prospettiva, il rapporto guadagni-perdite mi porta a ragionarci su per qualche minuto prima di prendere la decisione finale su quale, tra i due periodi dell'adolescenza e della giovinezza, sia il migliore. Si pensa spesso, ed erroneamente, che l'adolescenza non comporti nessun tipo di responsabilità e nessun fardello da trasportare; che ne è di tutta quella miriade di discorsi sull'accettazione del proprio corpo e, più in generale, di ciò che si è, in modo da non dover indossare una maschera? La lotta interiore comincia proprio nel periodo adolescenziale, ma non trova sempre in quello la sua fine, basti pensare a quelle persone che sperimentano un conflitto con se stesse per tutta la durata della loro vita. Allora forse la domanda giusta da farsi è: vi è un vero e proprio confine tra le fasi della vita?
La compenetrazione e la miscela tra i capitoli della vita è onnipresente: una delle frasi che mi capita di dire più spesso è "Sono un Peter Pan" poiché, nonostante sia cosciente delle mutazioni nel mio modo di pensare, di vedere le cose e delle mie principali mansioni, alcuni dei miei gusti restano invariati e, quando ho bisogno di pensare in modo semplice e quasi ingenuo, so sempre di poter contare sugli arrugginiti meccanismi infantili del mio organo cerebrale.
Tutto sommato, la data del proprio compleanno è uno di quei giorni all'anno in cui ci si può sentire importanti senza dover faticare come dannati e conseguire qualcosa per essere acclamati. Rime involontarie e cacofoniche a parte, se non si è troppo timidi è sempre un piacere ritrovarsi al centro di un gruppo di amici che si accalcano per avere la loro fetta di guancia da spupazzare, per cantare gracchiando "Tanti auguri a te" perché tanto in coro suona meno stonata e per poter mettere la propria parte di soldi ed omaggiare la tua vecchiaia con un pensierino congiunto. I genitori, una volta tanto, cessano di essere pesanti, intorno a te ci sono solo sorrisi e, a patto che tu ne abbia alcuni, abbandoni tutti i pensieri tristi finché la compagnia non manca.
Non piangerò lacrime virtuali giustificate dal rimpianto di un'età trascorsa che avrei potuto sfruttare meglio di quanto non abbia fatto; non rientra nella mia filosofia il fatto di perdere il tempo a disperarmi sull'ormai rancido latte versato. Piuttosto sceglierei di rimboccarmi le maniche ed affrontare il cammino che mi aspetta con qualche ruga in più senza preoccuparmene: la ragnatela è ancora fuori dalla mia portata per fortuna.
Magari suonerà come aria fritta o come una frase pseudopoetica battuta sul portatile di un aspirante blogger sfigato, però ci si rende conto, passo dopo passo, che il regalo più bello ed utile insieme è quello del tempo. La maturità prepara ad affrontare nel modo migliore le sfide e le pugnalate alle spalle della vita, combattendo e prevenendo la nostra impotenza a partire da quando siamo una semplice tabula rasa, creature indifese che, istintivamente, intuiscono già che dovranno combattere ogni momento per ottenere, se non quello che vogliono, almeno il minimo indispensabile per non soccombere.
E' incredibile la mia capacità di divagare trasformando un post riguardante l'invecchiamento in un documentario di Super Quark, questa capacità non era certamente un regalo omaggio per i 23 anni.

mercoledì 7 novembre 2012

Yes, we can!

Tanti secoli fa l'Europa era solita essere l'ombelico del mondo, il centro su cui gli occhi di tutti erano puntati in attesa dell'arrivo delle novità, positive o negative che fossero, e, successivamente, del loro propagarsi nel resto del mondo. Poco a poco, il mirino ha iniziato a spostarsi o, come sarebbe più corretto dire, a clonarsi. Ciascuno dei cloni si è poi spostato verso altre zone a seconda dell'importanza di queste ultime.
Sebbene sia indiscutibile, nonché provato storicamente e scientificamente, che la culla della vita sia l'Africa e l'Europa quella della civiltà, tanto di ciò che conta veramente si svolge sull'altra riva dell'Atlantico, nella federazione a Stelle e Strisce di cui tutti parlano e tutti conoscono: gli Stati Uniti. Si tratta di un odi et amo mai stantio e perfettamente cosciente della propria natura qualificabile attraverso vari gradi di una scala che ha, appunto l'odi e l'amo alle sue estremità; ogni cittadino del mondo si colloca al livello corrispondente al sentimento che prova nei confronti di quella signora Nazione, influenzato dal potere dei media, da una cultura così comoda da trasmettere poiché in tanti casi risulta candidamente banale e che dipinge tanti luoghi come uno stesso luogo attraverso le tinte più attraenti ed appetitose, quasi come un paradiso in terra.
E' sufficiente conservare intatto il proprio senno e ricordarsi di usare il cervello per rendersi conto del fatto che le cose non stanno esattamente così. Anche le disgrazie hanno imparato come attraversare l'oceano e, quasi a voler dimostrare come questo superamento le abbia temprate, si accaniscono ancora più violentemente, ingigantite quanto le loro omologhe: le fortune.
L'esempio più recente, assieme a tanti altri, è stato l'uragano Sandy, uno dei più violenti della storia degli ultimi decenni, dal quale la parte del paese messa in ginocchio, stenta ancora a recuperare la quotidianità.

Quando si è abituati a qualcosa di  misurato, come gran parte di ciò che riguarda un continente di dimensioni ridotte quale l'Europa, tutto ciò che arriva da lontano si ingigantisce, non per una questione di prospettiva, proprio dal punto di vista concreto.
E' dunque perfettamente comprensibile che la figura al volante degli U.S.A. sia la principale dal punto di vista del peso che detiene sulla bilancia mondiale, tutt'altro che equilibrata. Che ci piaccia o no, questi sarà sempre presente in qualsiasi questione internazionale: guerre, crisi economiche, sciagure, manifestazioni, cultura, dibattiti, egli (qualcuno si chiede quando si potrà parlare di "ella") comparirà, puntualmente. Potremmo persino suggerire di sostituire il povero e odiato prezzemolo, di cui tanto si critica l'invadenza nel modo di dire, con il cognome del nuovo regolatore dell'ordine mondiale.



Ed eccoci al nocciolo della questione: Sandy non è stato un avvenimento isolato che ci ha riportato alla mente l'esistenza di una nazione formata da 50 stati dall'altra parte dell'oceano, bensì non si sentiva parlare di niente di diverso da quest'ultima da varie settimane poiché teatro delle nuove elezioni della suddetta figura, colui che sarebbe dovuto essere alle redini del più potente stato del mondo.

Lo ammetto: sono stato sedotto anche io dagli stessi mezzi di comunicazione che, con i loro elogi, sono riuscite ad ammaliare milioni di persone in tutto il pianeta con il cosiddetto "Sogno Americano" e quindi, in vista di un mio -quanto più prossimo- trasferimento mi son sentito in dovere di tenermi informato tramite stampa estera dell'andamento della campagna elettorale fino all'arrivo dello scrutinio.
L'ansia della serata che precedeva i risultati era quasi palpabile anche a casa mia: è successo ciò che normalmente mi capita con le serie tv, si è creata una sorta di dipendenza e di trasporto nei suoi confronti fino al sopraggiungere del climax con l'ufficializzazione dei risultati. L'unica differenza che intercorre tra le elezioni americani e una serie tv è che le prime non lasciano un vuoto dentro quando finiscono, poiché segnano l'inizio della vita di un governo -o del suo continuo- e c'è ancora tanto da aspettarsi.
Quando poi si prende particolarmente a cuore un candidato uscente, e in antipatia il suo sfidante, le cose si fanno ancora più interessanti.
Barack Obama, ricordiamolo, è sempre un essere umano, ma ha donato nuovi impulsi ad una confederazione di stati dalle mille antitesi che non ha mai saputo, e continua a non sapere, apprezzarlo appieno. I passi avanti sono stati innumerevoli, forse troppi agli occhi di tutta l'ala reazionaria che rappresenta una buona metà del paese, probabilmente l'ostacolo maggiore al rinnovamento e al riaffermarsi come potenza mondiale

Nel mio piccolo confido nella capacità delle persone di cambiare, come tanti hanno fatto durante il primo mandato del primo presidente non di pelle bianca, colui che ha catturato i cuori di tante persone, dentro e fuori dagli Stati Uniti perché contribuisca al benessere e al progresso di quella Nazione della quale un giorno, let's hope for the better, io farò parte.