martedì 4 dicembre 2012

Translation studies

Una delle domande che ci vengono costantemente rivolte quando conosciamo una persona nuova è: "Di cosa ti occupi?"; non per forza con queste esatte parole, può essere in mille salse diverse, ma la risposta che mira a ricevere è sempre la stessa.

Replicare è semplice, nella stragrande maggioranza dei casi, almeno quanto dire il proprio nome, eppure io, non raramente, sperimento difficoltà. Finché ci si ferma al fatto che sono uno studente universitario non si pone nessun problema; è quasi certo, però, che il nostro interlocutore vorrà ricevere ulteriori informazioni al riguardo e, rincarando la dose, domanderà: "E cosa studi?". Arrivati a questo punto voi mi chiederete: "E qual è il problema?". Nessuno, rispondo io. Tuttavia, il mio cervello diventa improvvisamente iperattivo e, tra macchinazioni, sforzi e sbuffi, architetta il modo migliore per esprimere il concetto in maniera tanto completa quanto stringata poiché, si sa, nelle chiacchiere formali l'economia di parole è apprezzata e nessuno vede di buon'occhio chi si dilunga in soliloqui o si lancia in dissertazioni che non hanno niente da invidiare alla Treccani.

Tutto questo perché, amici miei, lettori e passanti, è bene ricordare e sottolineare sempre una distinzione alla quale tengo particolarmente: quella tra studenti di Lingue e Letterature Straniere e studenti di Traduzione e Interpretariato. Il nostro amato Bel Paese cancella spesso e volentieri questa differenza, ben marcata negli atenei dei suoi colleghi europei, tra le due discipline e facoltà, consentendo che solo quattro università contino sulla divisione: Trieste, Bologna/Forlì, Milano e Roma. Le ultime due mi vedo obbligato ad escluderle a priori, causa costi proibitivi che giustificano la separazione tra la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere e la Facoltà di Traduzione e Interpretazione o Scuola Superiore di Lingue Moderne per Traduttori e Interpreti, che dir si voglia.
Intendiamoci: non sono assolutamente intenzionato ad approfondire un'inutile critica che non condivido nemmeno, cerco semplicemente di far comprendere come mai ogni tanto spunta qualche problema.




È comunque una conseguenza di ciò il fatto che, quando rispondo alla domanda in modo proprio, tante persone non capiscano realmente quello che voglio dire; è così che mi ritrovo ad aggiungere: "La facoltà è quella di lingue, ma non faccio le stesse cose che si fanno nelle facoltà di lingue normali.", seccato e brusco. Evidentemente per l'interlocutore l'estensione esplicativa è sufficiente poiché si dimostra soddisfatto e passa alla successiva e prevedibilissima domanda: "E quali lingue studi?", probabilmente perché la sua attenzione si è concentrata sulla stringa "facoltà di lingue" e, in base a quelle tre paroline magiche crede di aver capito (finalmente) il succo di un discorso più complesso.

Fortunatamente, capita ogni tanto di incappare in addetti ai lavori o individui al corrente della differenza radicale. Questo tipo di persone solitamente acquista 10 punti in partenza nella forgiatura dell'opinione che avrò di loro.
Mi sembra doveroso dedicare almeno un post del mio blog all'argomento, dato che tutto ciò che correlo alla mia formazione occupa la stragrande maggioranza delle mie giornata.
In parole molto povere: lo studente di Lingue e Letterature Straniere -propriamente dette, il che esclude qualsiasi corso interfacoltà- ha come ambito di studio la linguistica, la letteratura e la filologia, in proporzioni diverse a seconda dello specifico corso di laurea che frequenta; lo studente di Traduzione e Interpretazione, invece, vive di mediazione linguistica, scritta e/o orale, impara tutte le tecniche, la teoria e la pratica della trasmissione di messaggi da una lingua all'altra, mirando alla fedeltà, alla correttezza grammaticale e stilistica della lingua verso la quale lavora, alla velocità e all'efficienza. Si tratta dunque del ramo più concreto, in contrasto con la forte impronta teorica degli studi filologici, letterari o linguistici propriamente detti, nonché, secondo la mia modesta opinione, il più difficile e gratificante.
Sarebbe inoltre da sviscerare la differenza di base tra la traduzione e l'interpretazione, poiché molti conosceranno sicuramente meglio quest'ultima parola se associata al campo della recitazione o della musica.
In modo molto sommario: entrambe le discipline mirano al trasferimento di un messaggio da una lingua all'altra, mentre però la traduzione è prettamente scritta, l'interpretazione è orale; le due richiederanno quindi competenze e tecniche totalmente distinte, pur condividendo tanti fattori.



La Traduzione:


La traduzione abbraccia una grande quantità di generi e settori, ma si tende normalmente a distinguere tra la branca letteraria e quella specialistica (che comprende una vastità di generi come quello politico, turistico, economico, giuridico, medico, dei mezzi di comunicazione e così via), che, a loro volta, necessitano differenti approcci e metodi per essere svolte al meglio.

L'Interpretazione:


Nicole Kidman qua sopra, in uno dei suoi film più famosi tra gli addetti ai lavori, indossa i panni della figura piuttosto popolare dell'interprete che entra in cabina, indossa un paio di enormi cuffie e, come una macchinetta traduce in simultanea con uno scarto quasi irrisorio rispetto all'oratore. La simultanea è dunque un tipo di interpretazione. Vi sono inoltre la consecutiva, nella quale la resa avviene dopo la conclusione del discorso, durante il quale l'interprete si è dedicato esclusivamente ad una presa d'appunti molto complicata, rapida e sommaria, sulla quale dovrà appoggiarsi nel riportare il maggior numero possibile di dettagli; la trattativa interessa solitamente i botta e risposta o discorsi di durata molto breve tra due o pochi più interlocutori, la cui resa dev'essere dunque immediata. In questi casi, per risparmiare ulteriormente tempo, si può ricorrere anche allo chouchoutage, dal francese "sussurrato", che non è altro che una simultanea "bisbigliata" all'orecchio dell'interlocutore di chi parla in quel momento.

Nella semplicità (forse eccessivamente prolissa) della mia spiegazione spero di non aver annoiato i miei soliti lettori fantasmi; chiedo scusa, ma è una specificazione estremamente significativa per il vostro blogger preferito; no, non quello del blog accanto, intendevo il sottoscritto!

Luv ya!

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