martedì 5 febbraio 2013

L'istinto di amare

Chi siamo? Cosa facciamo? Qual è lo scopo del nostro vagare?

Ogni essere umano si è posto queste domande almeno una volta nella vita, anche inconsciamente. Altrettanto inconsciamente cerca di rispondersi per poi mettersi alla ricerca di ciò che rispecchia la soluzione a questi quesiti nel mondo reale, in particolare all'ultimo dei tre.
E' facile rispondere da un punto di vista prettamente biologico affrontando un discorso improntato sui bisogni di prima necessità che determinano la sopravvivenza: il cibo, l'acqua, il calore, la luce.
Un po' più complicati sono invece gli aspetti morali e spirituali. Questi ultimi dipendono un po' dallo sviluppo e dai cambiamenti della filosofia e della mentalità dei popoli e delle genti, ma degli elementi costanti si trovano sempre a distanza di varie generazioni. E' da sempre oggetto di discorsi la ricerca della felicità, spesso accompagnata da quella dell'amore. Tanti sostengono che non esiste vita piena e felice senza l'amore ed è man mano che vado avanti che mi trovo a concordare sempre più con questa categoria.
L'uomo non è fatto per passare la vita in solitudine e sente il bisogno di essere sempre circondato da suoi simili sin dall'infanzia. E' inevitabile che nei confronti delle persone che ci stanno vicine si sviluppino sentimenti di natura affettiva di diversi tipi, una dipendenza dalla quale non si vorrebbe mai guarire.

Le priorità cambiano al cambiare delle generazioni, come dicevo. C'è chi pensa a fare soldi prima di ogni altra cosa, per poter vivere una vita dignitosa; chi studia in modo folle per poter conseguire la professione dei propri sogni; chi ha soltanto voglia di divertirsi e trascorrere il tempo in modo non impegnato; chi semplicemente ambisce a sopravvivere fino alla fine della giornata.
Cosa hanno in comune queste categorie di persone? La loro impellente necessità di interagire con gli altri o la loro fuga dalla solitudine.
Si lavora e si fanno soldi per potersi permettere una casa da condividere con la persona amata o la propria famiglia; si studia per lavorare e regalare una vita migliore a noi stessi e a chi riteniamo importante; ci si diverte preferibilmente in compagnia; si arriva alla fine della giornata presumibilmente con il pensiero che prima o poi, probabilmente, arriverà nella nostra vita qualcuno che la renda migliore e non ci costringa più a sopravvivere, ma ci insegni a vivere.
Anche l'uomo o la donna più superficiale del pianeta, dedito/a alla materialità, ai piaceri carnali e terreni, ha inconsciamente la necessità e il desiderio di stare bene, in pace. Starà a lui/lei ammetterlo o persino occultarlo a se stesso, in entrambi i casi è molto probabile che si lasci andare involontariamente, vinto dall'istinto della ricerca del calore interiore e del bisogno di amare, tradito dalla sua stessa natura.

Avrei tanto voluto non oltrepassare i confini della riflessione e precipitare su ciò che, non a torto, si considera sdolcinato; ma a volte ritengo sia necessario sbilanciarsi per esprimere ciò che si pensa.

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