domenica 7 luglio 2013

La scelta dell'abbandono

"Goodbyes always make my throat hurt, I need more hellos."

Il saggio Charlie Brown ha scoperto questa santa verità tanto tempo prima di me.
Ormai ho assistito a (e sono stato il protagonista di) innumerevoli "despedidas", così tante che non sono più capace di tenerne il conto. Dovrei aver sviluppato una specie di scudo, una sorta di callo in grado di proteggermi dalle lacrime che, inevitabilmente, scendono ogni volta. Eppure non c'è niente da fare: conosco decine e decine di persone nuove e diversissime tra loro ogni anno, e al momento della stretta di mano so perfettamente che un giorno probabilmente dovrò andare via e non le vedrò mai più.
Tante persone transitano per le nostre vite: alcune passano e a malapena ci guardano; alcune altre sostano per un periodo di tempo variabile e poi migrano verso altri lidi; altre ancora giungono per restare; vi sono poi quelle che migrano e poi ritornano, spesso per restare, come se fossimo riusciti a creare con loro una sorta di legame indissolubile ma sufficientemente elastico da permettere loro di allontanarsi per poi fare ritorno subito prima che l'elastico si spezzi.

Spesso, quando scrivo, mi sento come lo sfigatissimo Fabio Volo, con le sue immagini pseudopoetiche. Da quattro soldi. Di seconda scelta. Dei poveri. Però ci tengo a precisare che tendo parecchio a scrivere per flusso di coscienza, dunque non ci ragiono tanto su.

Parentesi random a parte, quando si sceglie una vita di viaggi tutto è più bello, ma anche più difficile. La ricerca della felicità si fa più avvincente, ma anche più ardua, le gioie sono amplificate, ma anche le tristezze e le sconfitte. Trattasi di una filosofia pessimista degna dei migliori discepoli di L'ano del Gay... ops! Lana del Rey, che sarebbe in grado di far risaltare il cupo e il tenebroso anche all'interno del casotto dei gelati dei Little Ponies.

Finora, anche negli addii ho avuto fortuna: è infatti stato semplice tenere vicini quelli a me lontani, a patto che tenessi a loro. Inoltre, l'aver rinunciato alla vicinanza fisica è sempre stato dettato dalla necessità di inseguire i miei sogni e lavorare alla realizzazione dei miei progetti, effettuando scelte mirate al futuro.
Per quanto dura, anche quella dell'abbandono può essere una via voluta.

1 commento:

  1. bodio <3 (e aggiorna la descrizione che non sei più a Trevisomerda)

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