domenica 21 ottobre 2012

Autobus con le ali

Prendere gli aerei per me è sempre particolarmente stressante, quando viaggio con Ryanair (il 99% delle volte) lo diventa ancora di più. Non voglio autorappresentarmi come il grande viaggiatore che ha girato il mondo, che conosce tutto della vita, che ha il coraggio di mettersi uno zainone in spalla e di partire alla volta di un paese random all'altro capo del mondo alla ricerca di cose nuove per staccare un po' dal tran-tran di tutti i giorni. No. Io mi identificherei in un altro tipo di viaggiatore: quello mentale prima di tutto. Il viaggiatore mentale fa partire la sua mente ancora prima del corpo, perché questa viaggia gratis, a differenza del primo, ed è capace di vagare persino al di fuori dell'universo.

Prima di ricominciare a divagare, e trattare argomenti pseudocomplessi che non interessano a nessuno, torniamo alla Ryanair: lei, così conveniente e, allo stesso tempo, così approfittatrice, propone prezzi sempre e comunque più bassi se comparati a quelli delle altre, però tenta qualsiasi sotterfugio per recuperare la differenza, dall'assicurazione di viaggio ai profumi, dalle sigarette antifumo agli snack di dubbia qualità, il tutto corredato dai sorrisi delle hostess, non proprio emblemi di bellezza, e dalla trombetta irritante che suona ad atterraggio effettuato provocando spesso applausi imbarazzanti quasi sempre ad opera di passeggeri italiani o spagnoli.
Non fraintendetemi: penso che i direttori di marketing della compagnia siano dei geniacci, voglio dire, quale impresa, in tempi di crisi economica e monetaria così profonda, riesce a non risentirne o persino ad aumentare i profitti; tutti hanno bisogno di viaggiare, che sia per piacere, affari o necessità, e tutti prendono un aereo poiché ci sono distanze che non possono essere percorse altrimenti, essendo la compagnia meno cara riesce a trarre guadagni dove tutti gli altri fanno fatica.

Se ogni tanto spunta l'articolo nel giornale online di nicchia o si sparge la voce riguardanti finestrini riparati con il nastro adesivo, o il sorvolare per svariate decine di minuti aeroporti non di destinazione solo per fare rifornimento di carburante poiché sin dalla partenza questo non era sufficiente per affrontare la totalità del tragitto. Nonostante ciò, la compagnia ci tiene a comunicare che, dai suoi inizi, il numero di incidenti è pari a 0. Sarà forse questo il motivo per cui, ogni volta che salgo su di uno dei loro aerei, mi assale una paura incontrollabile causata dal terrore che potrei esserci io a bordo del primo volo sfigato, per statistica?

Prescindendo dal terrore ben celato dentro di me ed imperscrutabile sul mio viso -eccezion fatta per i momenti in cui si incappa nei maledetti vuoti d'aria- non potendo ancora vantare uno stipendio né l'indipendenza economica, mi accontento di servirmi di loro piuttosto che di compagnie aeree di alta qualità i cui prezzi sono, perlomeno, raddoppiati. Forse un giorno potrò persino contare sul mio jet personale: sognare, fino a prova contraria, resta gratis.

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