sabato 7 aprile 2012

Change to nowhere

Tornare a casa è generalmente piacevole: rivedere i propri genitori e sentire sempre quella paranoia di rimprovero, presente sin dall'infanzia e che forse mai andrà via, da parte del proprio padre (il quale riesce comunque ad essere sempre generoso), non dover cucinare ma lasciarsi ingrassare da parte della propria madre, loVVarsi incredibilmente con la propria sorella i primi due giorni per poi scannarcisi a morte dal terzo in poi, rivedere gli amici e sentirsi orgogliosi di avere qualcosa da raccontare mentre loro rosicano perché costretti, sempre e comunque, a subire la monotonia del posto, e così via...

En fin, non che possa lamentarmi, lungi da me! Nonostante ad un certo punto quel forte bisogno d'indipendenza si fa sentire, la mia sopportazione può tranquillamente reggere due settimane se alleviato dagli innumerevoli lati positivi.
Eppure, c'è sempre quello strano senso di smarrimento, l'idea che, dopo tanto girovagare, non appartengo ancora veramente ad un posto. Certo, ho lasciato un po' di me dovunque mi è capitato di fermarmi anche solo per qualche mese, ma nella mia vita il mio "sentirmi a casa" ha sempre avuto la concezione di "essere a mio agio"; quello che voglio dire è che, dovunque io sia stato e per quanto bene mi ci sia trovato, ho sempre saputo che quel determinato posto non corrispondeva a quello nel quale mi sarei finalmente stabilito, avrei materialmente costruito la mia vita e così via. Parlo per sentimenti per il semplice fatto che ancora non ho sviluppato abilità di preveggenza (sebbene continui ancora comunque a sperare di riscoprire dentro di me un superpotere sconosciuto).

E' la mia strada, l'ho scelta io, è una vita caratterizzata da continui cambiamenti prima di stabilirsi del tutto; ora che ci penso, mi era stato predetto durante una sessione di lettura della mano, la stessa che affermava con una certa sicurezza che sarei stato un architetto; eppure, sebbene non abbia stabilità da offrirmi, mi regalerà tanto dal punto di vista dell'arricchimento personale, e non cambierei mai la mia strada per un'altra.

Magari potrei sforzarmi per appianarla senza stancarmi troppo lungo le sue salite, senza nausearmi nelle sue tortuose curve, senza essere sballottato tra dossi e cunette.
Siamo i soli fedelissimi testimoni del nostro futuro, no? Andiamo a scoprirlo.

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